La misura della ripresa del settore aeroportuale? 16,8 milioni. Di passeggeri. A comunicarlo è ACI Europe che, con i risultati registrati nel mese di giugno, ritocca le prospettive dell’intera industry ancora alle prese con un calo del -93% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (chiuso a 240 milioni di passeggeri).
In un contesto ancora fortemente impattato dall’emergenza Covid, l’industria del trasporto aereo vede allontanarsi il pieno recovery. Secondo ACI Europe, infatti, sebbene il calo del traffico recuperi cinque punti percentuali fra maggio e giugno, il ritorno ai livelli pre-Covid si assesta al 2024.
I dati
A incidere sul recupero percentuale (da -98% di maggio a -93% di giugno), il progressivo allentamento delle misure restrittive all’interno dell’Unione Europea e dell’ara Schengen. Un processo che ha visto quasi triplicare il numero dei passeggeri giornalieri che hanno volato attraverso il network continentale passando dai 267mila del primo giugno ai 757mila del 30 giugno. Numeri purtroppo ancora lontani dagli otto milioni di passeggeri registrati nel 2019 e che non bastano a sostenere la precedente previsione di pieno recupero fissata al 2023. Secondo ACI Europe, di questo passo, bisognerà attendere il 2024 per tornare ai livelli pre-Covid. Contestualmente, per l’anno in corso, i passeggeri persi si stima saranno 1,57 miliardi (-64%) per 32,4 miliardi di euro di mancate entrate (-67%).
Le dichiarazioni
«Il recupero del traffico passeggeri sta procedendo a un ritmo più lento di quanto avessimo previsto. I dati, inoltre, ci dicono che a luglio recupereremo solo il 19% del traffico dello scorso anno rispetto al 30% precedentemente stimato. Il fatto che l’Unione Europea e gli Stati dell’area Schengen non si siano ancora allineati a uno schema comune non aiuta, soprattutto nel bel mezzo del picco della stagione estiva», ha affermato Oliver Jankovec, direttore generare di ACI Europe.
Questione di volumi
A preoccupare, attualmente, non è tanto la mancanza di connessioni e aerei in volo quanto, piuttosto, il volume dei passeggeri trasportati. Tenendo conto che circa il 76% delle revenue aeroportuali sono dovute alle spese in aeroporto, gli scali europei non possono fare a meno dei passeggeri. Il rischio? Quello che i costi operativi dovuti ai movimenti aerei diventino un macigno non sostenibile: «Di questo passo, diversi aeroporti, sopratutto quelli regionali, necessiteranno di un aiuto finanziario. Una prospettiva che richiede una revisione dell’attuale EC Temporary Framework relativo agli aiuti di stato in scadenza il prossimo dicembre», ha concluso Jankovec.