In fondo al tunnel della pandemia inizia a intravedersi la luce. Ma è ancora un lumicino. Chi emergerà per primo? Quelle imprese che hanno saputo coniugare due aspetti essenziali: reagire subito allo scossone del 2020, senza smettere di investire. Così da intercettare subito il nuovo scenario che abbiamo di fronte. Ruota attorno a questi temi il primo Forum in versione digital dell’Associazione Travel Retail Italia (ATRI), voluto dal presidente dell’Associazione, Stefano Gardini e dal suo consiglio direttivo e dedicato con un termine evocativo agli “Highlander”. Cioè alcuni protagonisti del travel retail che hanno saputo non solo stare in piedi, ma innovare.
Della botta subita dai ricavi lo scorso anno si è già scritto a lungo. La buona notizia è che l’inizio del 2021 mostra come la voglia di viaggiare sia tornata. “I vaccini sono un motore per la ripresa, non c’è dubbio. Peccato che in Italia siamo in ritardo” ha esordito David Jarach, presidente di diciottofebbraio. “È così, nel nostro business si vede subito. In Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove la campagna vaccinale è più avanti, la gente torna a muoversi” testimonia Paolo Berentzen, managing partner di Multi Duty Free.
“Lo stesso in Asia. I nostri negozi di Shanghai sono quasi tornati ai livelli del 2019” secondo Daniele Ferrero, amministratore delegato di Venchi. Un’impresa del food, molto radicata nel segmento travel, che spiega bene il famoso concetto di resilienza: durante la pandemia ha persino assunto, non ha rallentato le aperture e ne ha in pista 31 da qui a fine anno.
Anche Piquadro non ha perso tempo. “Dopo 20 anni di corsa, nel 2020 ci siamo fermati per ripensare tutta la catena e immaginare che cosa volessimo diventare” ha spiegato il chief commercial officer, Pierpaolo Palmieri. Risultato, novità su più fronti. Meno prodotti, ma più riconoscibili; revisione di supply chain e logistica; focus sul digitale, con alcune azioni mirate, “come aprire il nostro canale e-commerce in Russia, che prima non gestivamo direttamente” aggiunge Palmieri.
E sono arrivate anche le vendite a distanza, grazie ai Google Glasses utilizzati in alcuni store. C’è chi ha sfruttato il digitale al 100% a proprio favore. È il caso di CooperVision, tra i leader mondiali delle lenti a contatto. “L’on line è apparso presto come un nemico. Ricopriva il 20% delle vendite del settore, è balzato in breve al 40%. Allora abbiamo agito in velocità, stretto un accordo con Glovo per il recapito a casa del prodotto, e accelerato un progetto che doveva durare un anno, ma abbiamo terminato in sei mesi, cioè la consegna diretta dai nostri magazzini” racconta il managing director Italia, Roberto Pantaleoni.
La questione, ora, è decifrare lo scenario. I volumi di traffico ripartiranno di pari passo con la situazione sanitaria, ma quale sarà il nuovo consumatore? Ecco il punto. “Primo, i potenziali clienti, grazie alla tecnologia, sono viziati. Nel senso buono. Vogliono tutto e subito, perché sono abituati così, da tutto quel che possono fare con uno smartphone. E non parlo di millennials, ma di persone in generale” secondo Ferrero di Venchi. Gli store fisici si devono adattare. “Il traffico business tornerà, ma più lentamente. Quest’anno avremo tanto leisure, quindi passeggeri più giovani. Questo comporta uno sforzo, per esempio diversificare l’offerta food il più possibile, investire sui convenient store e su un tema sentito come la sostenibilità” secondo Luigi Battuello, direttore commerciale non Aviation di SEA Aeroporti di Milano. “Sono le stesse considerazioni che stiamo facendo con un partner come Lagardére Travel Retail: il turista internazionale di solito è il top spender, ma adesso si ragiona in termini di viaggi di prossimità. Bisogna adeguarsi” ha commentato Natale Chieppa, direttore generale di Gesap, società di gestione dell’aeroporto di Palermo.
E i vettori? “Vediamo elementi di ottimismo. La fascia premium passenger ricomincia a muoversi, per Pasqua c’è qualche prenotazione. La fine dell’emergenza, però arriverà verso fine anno. È lo stesso segnale che riceviamo dai tour operator” secondo Flavio Ghiringhelli, country manager Italia di Emirates e presidente di IBAR. “Certo, come volumi complessivi, i valori del 2019 non torneranno prima di fine 2022 e 2023. E sarebbe senz’altro utile se le compagnie e la politica trovassero presto uno standard comune circa i requisiti sanitari che permettono alle persone di volare”.
“Resilienza e focalizzazione sono concetti di fondo da cui ripartire” ha argomentato Stefano Gardini, presidente di ATRI. “Il terzo, non meno importante, è collaborazione tra imprese. Un punto che mi sta a cuore e che da sempre è nel dna della nostra associazione, che riesce a tenere attorno allo stesso tavolo tanti attori della filiera”.
Insomma, gli operatori italiani del travel retail sono pronto a tornare ad operare, con la gradualità richiesta dalla situazione ma anche con convinzione e un sentimento positivo per quanto avverrà nei prossimi anni.
Adriano Lovera
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