Primi segnali di una (timida) ripresa sui cieli internazionali. A registrarli è stata IATA (International Air Transport Association) che, dopo il picco negativo di aprile, sottolinea la variazione del +30% in termini di voli giornalieri nel mese di maggio. E sebbene i numeri assoluti siano ancora bassi, il trasporto aereo sembra voler rialzare la testa.
Se in aprile la domanda dei passeggeri calcolata in ricavi passeggeri per chilometro era scesa del 94,3% rispetto allo stesso mese del 2019, al 27 maggio la situazione monitorata da IATA sembrava in miglioramento (sebbene la domanda sia ora pari al 5,7% di quella generata nel 2019). Soprattutto grazie alle operazioni domestiche e al progressivo ristabilimento della connettività.
Rimbalzo o lenta risalita?
«Aprile è stato un disastro per l’aviazione dal momento che i viaggi aerei sono stati quasi completamente stoppati. Il punto più basso della crisi. Ora il numero dei voli è tornato a crescere». A dirlo è stato Alexandre de Juniac, direttore generale IATA. Il motivo? L’allentamento delle misure restrittive attuate dai vari governi nazionali. Ad aprile, i governi del 75% dei mercati analizzati avevano proibito l’entrata nel Paese e un ulteriore 19% aveva attuato restrizioni di viaggio o implementato la quarantena obbligatoria. «I Paesi stanno iniziando a togliere le limitazioni alla mobilità. E la fiducia del business sta riprendendo in mercati chiave come Cina, Germania e USA. Segnali positivi mentre ci apprestiamo a ricostruire l’industria da zero», ha aggiunto de Juniac.
Il mercato domestico
L’iniziale ripresa del mercato aeronautico si è concentrata sopratutto su una dimensione domestica del viaggio. I dati di fine maggio mostrano un recupero dei livelli di voli in Corea del Sud, Cina e Vietnam che ora sono al -22-28% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La domanda corre sopratutto online dove le ricerche Google per un viaggio aereo sono cresciute del +25% fra aprile e maggio (ma ancora al -60% rispetto allo scorso anno).