Nel 2019, prima della pandemia, il tax free shopping in Italia aveva registrato un aumento del +13% (soprattutto grazie ai turisti cinesi che hanno trainato la compagine straniera con un +29%). Lecito immaginarsi che proprio da qui possa partire la ripresa del travel retail.
A sostenerlo sono le aziende impegnate nello sgravio dell’IVA per gli acquisti dei clienti extra-UE che hanno finalmente trovato una sponda nella politica. Attraverso un emendamento alla legge di Bilancio, il deputato Piero De Luca, capogruppo PD in commissione Politiche Europee, ha proposto di ridurre da 154 a 70 euro la soglia di spesa eleggibile per il tax free.
La proposta
La proposta di De Luca prevede che, attraverso un allineamento della quota di acquisti in regime tax free, tutto l’indotto turistico possa beneficiare di un rinnovato strumento di attrattività. «Il tax freebnon ha solo effetti diretti sullo shopping ma in generale influisce sulla programmazione dei viaggi, sul tempo di permanenza e sulla scelta dei luoghi dove i turisti internazionali decidono di trascorrere le loro vacanze in Europa. La mia proposta avrebbe quindi un impatto molto positivo per la nostra filiera turistica, ma anche per l’artigianato e le produzioni locali Made in Italy, soprattutto nei luoghi tradizionalmente meta di visitatori internazionali, come in Campania le Isole o le Costiere Amalfitana, Sorrentina e Cilentana. Spero, davvero, che questa proposta incontri una larga convergenza e venga approvata in Parlamento», ha scritto De Luca in un post sul proprio profilo Facebook.
I dettagli e le opportunità
Al di là della mission, però, sono i numeri che fanno la differenza. Con l’abbassamento alla soglia di 70 euro si potrebbe generare un incremento del volume di spesa di circa 76 milioni di euro. Una cifra che deve rimanere in equilibrio con l’ammanco di gettito fiscale che verrebbe a generarsi. Secondo alcuni calcoli, si stima che questa perdita si aggiri intorno ai tre milioni di euro, risultato fra i 13,7 milioni di entrate totali mancate e i 10,7 milioni di euro derivabili da entrate contributive dovute a un aumento dell’occupazione, del volume di acquisti nel nostro Paese e una maggiore tracciabilità delle transazioni.
Intervista a Stefano Rizzi, managing director di Global Blue Italia
Cosa significa questo cambiamento per il travel retail e il turismo in Italia?
In primo luogo si tratta di un aggiornamento che riteniamo opportuno, dal momento che la soglia dei 154 euro fa riferimento al tetto delle vecchie 300mila lire mai ritoccato dall’introduzione della moneta unica a oggi. Secondariamente, se dovesse rimanere questa la quota, il nostro Paese sarebbe quello con il limite più alto in Europa per poter accedere a tax free shopping. Qualche settimana fa, infatti, con l’obiettivo di rilanciare il turismo, la Francia ha abbassato la propria soglia. Stessa cosa aveva fatto la Spagna mesi prima. Tutto ciò significa che un turista che si sposta in Europa, per fare shopping preferirà i mercati più conveniente ai suoi acquisti. Mi riferisco, in particolare, al turismo cinese che quando viene nel Vecchio Continente non visita solamente l’Italia o un singolo Paese. Si informa. Capisce dove ci sono opportunità di risparmio. E in base a tutto ciò disegna il proprio itinerario e le proprie spese. In sintesi, se non si ritocca la soglia il rischio è quello di perdere l’opportunità di convogliare sul nostro mercato la domanda di quei turisti che mettono lo shopping fra le priorità del proprio viaggio.
Eppure, in attesa che si dispieghino tutti gli effetti delle vaccinazioni, ci si attende una ripresa soprattutto locale del viaggio.
Se mi consente il gioco di parole, si tratta di una proposta in prospettiva. Ci aspettiamo che già dalla prossima primavera il turismo internazionale di lungo raggio possa riprendere. Ovvio che se a questo tipo di viaggiatori diamo ulteriori strumenti concreti per mettersi in moto, allora aumenteranno le possibilità che l’Italia sia scelta come meta primaria. Insomma, stiamo mettendo le basi per sfruttare la ripresa. D’altronde, i dati che abbiamo raccolto attraverso il database Global Blue ci dicono, per esempio, che più passano i mesi e più cresce il sentiment, la voglia di viaggiare dei turisti; soprattutto quelli cinesi che rappresentano la maggior quota nazionale di shopping tax free nel nostro Paese.
A fronte di questa possibilità, le cifre dell’operazione parlano comunque di un possibile ammanco di tre milioni di mancati introiti IVA. In un momento difficile per l’economia Italiana è un investimento che ci possiamo permettere?
Innanzitutto, ci tengo a precisare che tutti i calcoli effettuati si basano sui dati di traffico turistico del 2019. Il 2020 è storia a sé: noi registriamo punte di -95% di shopping tax free in Italia. Non sapremo come sarà il 2021, né quando torneremo realmente a una situazione pre-pandemica. Ma proprio per questo è giusto muoversi ora per agganciare la futura ripresa e risultare competitivi rispetto ad altri mercati. Anche a livello di trasparenza. Personalmente, penso che una parte delle spese effettuate dai turisti e comprese fra i 70 e i 154 euro siano ancora poco tracciate. Abbassando la soglia del tax free shopping potremmo quindi stimolare una maggiore correttezza e chiarezza sulle transazioni. D’altronde, il tax free altro non è che una fattura.
Se lo strumento del tax free shopping è così utile al sistema Italia, perché ne parliamo solo ora?
Sono diversi anni che stiamo cercando di porre questo tema sul tavolo delle istituzioni. Lo abbiamo fatto in anticipo su Spagna e Francia che poi sono state più veloci di noi a passare dalla teoria alla pratica. Sinceramente, devo poi ammettere che in un contesto come quello attuale non mi aspettavo nessuna remora ad accettare la proposta, ma il lavoro è stato comunque gravoso e impegnativo per arrivare fino a qui. Ipotizzo che le difficoltà siano dovute al fatto che chi deve decidere considera il tax free shopping ancora come un fenomeno di nicchia o di piccola portata, tale per cui non rientra nelle grandi manovre di cui sentiamo parlare. Resta il fatto che questa è una proposta concreta, fattibile.