Si è svolto venerdì 5 febbraio il primo webinar 2021 di ATRI. Ospite e relatore Andrea Giuricin, ceo di TRA Consulting ed Economista dei trasporti presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Con l’abituale efficacia – Giuricin ha già condotto un webinar ATRI nel maggio 2020 – ha illustrato la situazione dei vettori aerei e ferroviari a un anno dall’inizio della pandemia Covid.
Come vanno le cose? Male a guardare i numeri. E se a maggio le prospettive per una piena ripresa dei volumi trasportati (quelli del 2019) si poteva intravvedere per il 2022/2023 ora i termini si sono spostati al 2023/2024.
Prendiamo come indicatore iniziale, suggerisce Giuricin, le merci trasportate per via aerea. E quindi il crollo del belly cargo (lo spazio per le merci disponibili sui voli passeggeri, quello coi volumi più rilevanti), parzialmente compensato dai dedicated frighters gli aerei, le flotte, espressamente configurati per il trasporto merci. Crollato in primavera, ripreso in piccola parte dall’estate.
Non a caso tra aprile e maggio i prezzi per il trasporto merci sono esplosi.
Così come il trasporto ferroviario ad alta velocità, azzerato accerato aprile maggio. In questo caso c’è poi stato un significativo rimbalzo estivo, principalemte ad agosto, seguito poi da una nuova caduta. Considerando gennaio 2020 vs gennaio 2021 siamo attorno al 5% dei passeggeri. A giugno ’21 è atteso 25/30%. Italo ha ad oggi 8 connessioni nazionali su 130 ciascuna (!), ciascuna con con capacità max al 50%, causa distanziamento imposto dal Covid.
Eurostar (collegamento Paris-London) è vicino al fallimento, inoltre necessità di investimenti perché ha treni vecchi che però potrebbero essere venduti a chi vuole fare concorrenza, ampliando il mercato in modo rilevante entro il 2025.
In Spagna da quest’anno, aperta la concorrenza ferroviaria AV, si può comprare un biglietto tra Barcellona e Madrid a 5€
Resta il fatto che il settore ferroviario nel suo complesso ha perso 75mld € nel 2020 e nel 2021 si attendono perdite per 40mld €.
Tornando ai voli, il business travel, il segmento economicamente più interessante per i vettori, nel 2020 ha fatto segnare -58% in Europa e -60% USA. Nel Middle East la perdita è stata più contenuta, “solo” -39% grazie all’apertura dei cosiddetti “corridoi”, rotte a traffico intenso con particolari predisposizioni contro la pandemia. Emirates, ad esempio, ha offerto il tampone in partenza per i propri passeggeri.
In sostanza però per il business travel la ripresa dei volumi 2019 è prevista nel 2024. Così come per i segmenti economy e premium d’altronde.
Per quanto riguarda i vettori low cost, quelli che muovono l’Europa, nel periodo Ott-Dic 2020 Easyjet è crollata del -87% rispetto all’anno precedente, Ryanair del -78% e WizzAir è a -77%. Questo il drammatico quadro dei vettori aerei low-cost in Europa. Mentre per il Q2 ci sarà ancora stagnazione rispetto all’attuale.
Il game changer saranno le vaccinazioni che però, purtroppo, procedono ancora a rilento in buona parte dell’Europa. Ma ci sono possibilità che entro fine giugno si arrivi a numeri significativi di vaccinati: 31/32 milioni di vaccinati in ITA a fine giugno, il 60% dei vaccinabili (tolti giovanissimi e chi soffre di particolari patologie).
Se così fosse il Q3 potrebbe aprire buoni scenari.
Ma nel frattempo – sostiene Giuricin – occorre creare dei corridoi internazionali, grazie all’utilizzo dei tamponi. Il corridoio più importante è USA-UE ma il neoeletto presidente Biden appare timido su questo, al momento. L’Asia è più chiusa anche per le procedure di chiusura adottate.
Come uscirne nel complesso? Occorrono aiuti di Stato per i trasporti, non c’è altra via. Ma al momento, a parte i miliardi stanziati per Alitalia, dei 272 milioni di € previsti per il settore, nessuno ha ancora visto un soldo.
Gli aiuti per compagnie aeree con COA italiano (compagnie basate in Italia) sono bloccati. I fondi per aeroporti e handling sono previsti ma lo stanziamento è in ritardo.
C’è mancanza di visione per il settore trasporti. La politica non comprende che la crisi non è finita.
Occorono misure effettive per traffico aereo e ferroiario. Il settore aereo non è stato compreso nella prima versione stilata dal ministro Gualtieri per il Recovery Plan, assurdo.
Non bastano i ristori, peraltro consegnati con mesi e mesi di ritardo.
Queste le amare ma stimolanti conclusioni di Andrea Giuricin.
Stefano Gardini, Presidente ATRI, in clonclusione conferma e chiarisce che “Al di là degli slogan sugli aiuti, non si è visto nulla. E ciò crea incoerenza nei rapporti tra i vari operatori. Invece ATRI ha attivamente preso a braccetto ETRC e Federturismo uscendo sui giornali, partecipando ad audizioni. Richiedendo interventi ma, ribadisce Gardini, a parte tante dichiarazioni non si è visto nulla.
I vari Stati non collaborano e non prendono misure coordinate per consentire traffico internazionale: nel long haul (le rotte più lunghe) soprattutto. Occorre tanto incoming dall’estero. E ciò non si ottiene senza coordinamento tra i paesi. L’altro giorno il governo olandese ha richiesto di avere un tampone per chi arrivava in Olanda. Costringendo tutti ad organizzarsi di coseguenza, in tempi strettissimi.
Gli aeroporti hanno grandissima difficoltà ad interpretare le prescrizioni. Spesso non si comprende cosa occorre fare.
I layout negli aeroporti sono stati stravolti, con difficoltà enormi e costi ingenti. Impattando in modo pesante sul non aviation (travel retail, duty free, ristorazione) che rappresenta il 70% del margine aeroportuale. Riducendo risorse e allungando la ripresa… C’è una grande differenza tra la capacità di reazione – la proattività e la dinamicità – degli operatori aeroportuali e la burocrazia che di vorrebbe e dovrebbe regolare e dare indicazioni, il Governo e le Regioni”.
Non basteranno i vaccini. Occorre una visione strutturale del settore, afferma e chiude Gardini, perfettamente in linea con Giuricin.
Per capirne di più, appuntamento al prossimo webinar ATRI.